TERRA MATER EARTH and HEAVEN
LUCCA
Dal 20 Maggio al 30 Settembre 2019 Piazza dell’Anfiteatro, Real Collegio, Le Mura e Baluardo di San Frediano, proseguendo idealmente in "Piazzetta del Teatro" a Pietrasanta

Dal 20 maggio al 30 settembre le sculture in bronzo dell’artista Andrea Roggi saranno esposte tra le incantevoli quinte architettoniche della città di Lucca nel circuito della mostra personale diffusa intitolata Terra Mater- Earth and Heaven (Madre Terra- La Terra ed il Paradiso).

Il soggetto è particolarmente caro all’artista, con la sua sensibilità intimista ed onirica al contempo, intensamente spirituale, filosofica e sentimentale nell’accezione più alta del termine, il Maestro Roggi rende tangibile l’Intangibile realizzando materialmente le sue idee creative attraverso una sofisticata manipolazione materica del suo elemento distintivo, il bronzo, come – altresì in linea con la maieutica michelangiolesca – del marmo.

Le opere suggestive del Maestro declinano il soffuso misticismo della sua poetica in forme archetipiche legate alla tematica della Madre Terra (Terra Mater): simbolo della Grande Madre, della Materia primordiale, Dea della Natura e della Spiritualità, la fonte divina di ogni nascita che dà e sostiene la vita e che a Lei ritorna per rinascere come nei cicli della vegetazione.

Emblema della Fertilità nella sua immagine di natura rigogliosa e feconda, è considerata il Principio Femminile per eccellenza; la Grande Madre è una divinità femminile primordiale presente in quasi tutte le mitologie, rappresenta la Terra ed il Femminile inteso come mediatore tra l’Umano ed il Divino.

In tempi antichi, in società di stampo matriarcale, a carattere egualitario, ove si evidenziava un particolare rispetto verso la Madre Terra come simbolo della Grande Madre, le donne erano in virtù di ciò considerate e valorizzate nelle loro qualità più alte e il potere del Femminile era inteso non come dominio sull’uomo bensì come capacità di illuminare lo spirito dell’Umanità intera.
Illuminazione e Trasformazione virtuosa della Coscienza umana si manifestavano attraverso il potere spirituale emanato dal Femminile, che si rivelava non solo nella Conoscenza e nella Saggezza, ma soprattutto nel senso della Verità, dell’Amore e della Giustizia.

Queste qualità verranno in seguito attribuite alla Vergine Maria; la Dispensatrice della Nascita e la Madre Terra si fusero in perfetto sincretismo con la Madonna, la spiritualità antica della Grande Madre gradualmente si attenuò fino a scomparire come risultato dell’incontro-scontro tra culture diverse e del successivo affermarsi delle religioni patriarcali monoteiste con primato occidentale del credo giudaico-cristiano.

La Madre Terra è un motivo iconografico e simbolico da sempre prediletto dallo scultore toscano, poiché racchiude nel significante e nel significato la sua estetica e il suo manifesto artistico-intellettuale, in uno scorrere continuo tra figurazione e trans–figurazione.
Terra Mater appare essere il titolo ugualmente di un’opera monumentale in bronzo a forma di sfera-mondo realizzata con una tecnica particolare ideata e brevettata dal Roggi stesso, che dona una percezione materica, terrigna e magmatica alla materia bronzea, sembrando essere attraversata da ataviche pulsioni ctonie e telluriche.

Altre opere monumentali, ascrivibili alla tematica dell’Albero della Vita, elemento vitale e rigoglioso della Terra Madre, sono dedicate alla Fertilità, all’Amore che salva il Mondo, alle Radici del nostro Futuro, alla Memoria di un Istante.


Tra i fondamentali elementi esoterici della Terra compaiono infatti l’Albero ed i suoi rami.
L’Albero partecipa ai tre strati costituenti l’universo: il Mondo di Sotto con le radici che sprofondano nella Terra, il Mondo di Mezzo il cui tronco rappresenta il piano di superficie, il Mondo di Sopra quello degli Dei con i rami che si tendono verso i Cieli.

Legato alla concezione del Cosmo, l’Albero è immagine dell’ascesa verticale verso l’Alto; i suoi rami, nutriti dalla linfa che sale dalle radici, con i suoi frutti, possiedono ed espandono la forza vitale dell’albero stesso.
Come tale, l’iconografia dell’Albero è fondamentale e di grande importanza nelle civiltà antiche; esso assume in sé i concetti di saggezza, sacralità e potenza divina, oltre che mezzo di trasporto attraverso gli stati dell’Essere e del Cosmo.
Spesso nei miti nordici, il guerriero o l’eroe vengono paragonati ad un albero, a simboleggiare la nobiltà dell’essere; nelle tradizioni del Nord, così come in molte altre tradizioni antiche, la Conoscenza viene spesso trasmessa dall’elemento femminile a colui che supera le prove iniziatiche che gli vengono poste dinanzi.

Su scorci urbanistici particolarmente affascinanti, sono esposte anche alcune opere dell’ultima produzione del Maestro, Continuum (il Cerchio della Vita) ed il Tempo, che presentano una progressiva rarefazione stilistica sino a raggiungere l’astrazione formale, in cui si materializza de facto il passaggio tra una scultura figurativa ad una trans–figurativa.
L’artista di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, sceglie la sfera, il cerchio, il mondo come simbolo della Madre Terra insieme all’albero – negli iconici elementi vegetali e paesaggistici toscani dell’olivo e del cipresso – con le radici evidenti ed i rami, per trasmettere la sua filosofia caratterizzata dal rispetto per la Natura, della memoria e delle tradizioni radicate alla nostra storia come al contempo la speranza della rinascita morale ed intellettuale dell’umanità grazie all’elevazione spirituale ottenuta dalla contemplazione estetica e la riflessione intellettuale.

Le sculture sono realizzate in vari formati, da quello monumentale per le undici sculture posizionate lungo le Mura ed in luoghi cardinali del Centro Storico, sino a quelle di medie e piccole dimensioni per le opere presenti intorno ed all’interno dei locali presso il Baluardo di San Frediano, in cui vengono coniugati l’estro artistico ed il profondo lirismo dello scultore.

L’intero corpus delle opere selezionate per l’esposizione sono installate scenograficamente all’interno di un un percorso ideale che inizia dalle antiche Mura, il Baluardo di San Frediano, all’interno della “Casermetta” antistante – che diverrà per l’occasione della durata dell’esposizione The Circle of Life Temporary Gallery – in Piazza dell’Anfiteatro ed all’interno del chiostro del Real Collegio.

In quest’ultimo luogo è tenuto il vernissage il 12 giugno; la mostra continua virtualmente a Pietrasanta, nella Piazza del Teatro ed all’interno della galleria permanente dell’artista The Circle of Life Gallery-Pietrasanta.
In questo percorso espositivo così’ suggestivo, lo scultore toscano si rivela ancora una volta un assoluto virtuoso del bronzo: le sue raffinate strutture già ad un primo sguardo colpiscono per la sapienza della tecnica coniugata a soggetti oscillanti tra fremente figurazione e trans – figurazione spirituale ed emotiva, in continuo omaggio alla potenza salvifica della Natura, ovvero Terra Mater, fil rouge del percorso espositivo e titolo dell’esposizione.

TERRA MATER EARTH and HEAVEN
FORTE DEI MARMI Giugno - Agosto 2020 Piazza Dante, Via Carducci, Via Mazzini e Via IV Novembre

Terra Mater | Earth and Heaven
Una meravigliosa passeggiata versiliese nella poetica di Andrea Roggi

Solamente un connubio sublime quanto unico, come quello del mare che si incontra con le montagne, avrebbe potuto originare quel marmo candido che Michelangelo seppe nobilitare, trasformandolo in opere perfette. Michelangelo riuscì a plasmare il cuore puro dei monti versiliesi, legandosi indissolubilmente a quei luoghi. Dopo di lui, molti altri artisti raggiunsero quelle cave di marmo per selezionare la materia prima ma, ancor più che per l’indiscussa bellezza della roccia, ivi si recarono per il desiderio di perpetuare un percorso sottile di scoperta di sé e del proprio estro, come il loro predecessore.

Ad oltre mezzo millennio di distanza, quel flebile sentiero indicato — forse involontariamente — da Michelangelo viene ancora percorso e, soprattutto, ampliato dall’arte di quegli individui che trovano ispirazione e consolazione fra le ruvide pareti delle Alpi Apuane. Carlo Carrà, per esempio, trascorse oltre quaranta estati dinnanzi al mare versiliese che immortalò attraverso i suoi oli su tela, strumenti che esprimono tuttora una commozione profonda e solenne.

Da numerosi anni, l’atmosfera conciliante della Versilia viene percepita e vissuta a pieno da Andrea Roggi, tant’è che egli si è stabilito a Pietrasanta dove concepisce e progetta le sue sculture e dove lavora il marmo. Gli schizzi del Maestro, conservati nella sua dimora versiliese, infatti, comunicano pace ed armonia: sono disegni che raccontano di pensieri e di idee immaginifiche tradotti in forme umane che si librano in volo oppure che si abbracciano teneramente, mutando con dinamismo in alberi fiammeggianti.

In sostanza, l’esposizione personale a cielo aperto di Roggi, dal titolo Terra Mater | Earth and Heaven, che ha avuto luogo presso Forte dei Marmi durante l’estate 2020, può essere considerata a tutti gli effetti come una naturale continuazione dell’esperienza artistica incominciata da diverso tempo in quell’area geografica. Sicuramente, il titolo dell’iniziativa è alquanto indicativo delle tematiche da sempre care al Maestro – e, nondimeno, particolarmente approfondite e ripensate negli ultimi anni – tuttavia questa mostra temporanea si è pregiata pure di svariati elementi di innovazione che si sono resi capaci di integrare il tema della Madre Terra con complessi concetti filosofici fino ad arrivare ad intuizioni pressappoco quantistiche.

Il tema della Madre Terra, cioè di quell’entità salvifica di cui ogni essere umano è figlio o figlia, che va saputo rispettare e preservare dacché primordiale germoglio di vita, corrisponde al leitmotiv dell’esposizione tutta. Non si tratta, comunque, di una mera riflessione ecologica, quella di Roggi, – quantunque anche questo messaggio sia indubbiamente presente – bensì di una concezione totalizzante capace di comprendere pure la tradizione, nel senso proprio del termine, così come l’identità e gli affetti legati al territorio di appartenenza. Tradizione, difatti, è un sostantivo che deriva dal verbo latino trado, il quale è partecipe di molteplici significati. Certamente, questo lemma può significare “tramandare” ma, d’altro canto, può assumere pure connotazioni differenti, quali “affidare” o “lasciare in eredità”. In breve, il Maestro, attraverso il suo intimo tributo alla Madre Terra, comunica sia l’urgenza di tornare ad amare il pianeta che ha nutrito per millenni il genere umano, sia l’urgenza di prendere il controllo di ciò che ci è stato lasciato in dono dalle esperienze del passato, affinché ciò possa essere utilizzato attivamente onde raggiungere – quasi alla maniera delle filosofie greche antiche – un virtuoso stato collettivo di consapevolezza ed equilibrio.

La mostra, giustappunto, è stata introdotta dall’opera Continuum, ossia una scultura astratta la cui forma ricorda una sorta di circonferenza di materia lavica, realizzata con una tecnica di fusione del bronzo, la fusione dinamica, progettata da Roggi stesso insieme alla sua equipe. Come il titolo lascia intendere, questa opera è una rappresentazione di un ciclo temporale ben preciso che può essere analizzato su più piani. Proprio come simboleggia il ciclo della vita – argomento fondamentale dell’artista, basti pensare al nome delle sue gallerie d’arte, The Circle of Life – del singolo individuo, Continuum può essere interpretata facilmente anche come una magistrale materializzazione del concetto nietzschiano di eterno divenire. Invero, quest’opera ineffabile conferisce, alla vista, un tale senso di libertà e di spazialità che, in ultima battuta, non può esistere una sola e limitante decodificazione della stessa.

Il sentiero scultoreo tracciato da Roggi è proseguito con Tempus, altra opera afferente al filone astrattista del Maestro. Simile ad una impetuosa cascata astrale di metallo fuso che termina il proprio flusso contro una dorata sfera perfetta – segno distintivo dello scultore –, Tempus può essere definita come l’universalizzazione di Continuum. L’opera non rappresenta, in questo caso, un segmento di tempo, bensì rappresenta il tempo stesso, ovverosia un titanico ente percettivo che, nondimeno, sfugge alla coscienza. Il tempo sfugge alla coscienza non tanto per la sua zenonica non-velocità, quanto per il fatto che esso potrebbe non esistere: potrebbe essere soltanto il risultato di una convenzione necessaria alla vita sociale delle persone. Così, l’astrattezza dell’opera è assolutamente strumentale a questa ombrosa ambivalenza poiché è eccellentemente capace di coniugare con sapienza l’elemento materiale, vibrante e massiccio come il bronzo, con quello formale, quasi impercettibile e caduco, come la percezione del tempo o la visione istantanea dell’acqua di una cascata.

È dentro la cornice temporale appena descritta che fioriscono le idee del Maestro relative, in senso stretto, a Terra Mater: non è un caso, effettivamente, che l’esposizione sia continuata con l’emblematica opera Fecunditas. Questa scultura, iscrivibile alla produzione degli Alberi della Vita, rappresenta la metamorfosi lieta di una figura femminile in un arbusto. La simbologia di cui si fregia l’opera d’arte in questione è tanto densa quanto organica: è indubbio che la fertilità – cioè il rigoglioso fattore vegetale – sia direttamente riconducibile alla dimensione materna – il leggiadro soggetto femminile –, ciononostante i canoni descrittivi non si limitano ad una mera attualizzazione della Grande Dea neolitica, oppostamente vengono ampliati, tant’è che riescono a raggiungere sfumature significativamente originali. Madre feconda – pare meditare Roggi – non è quella persona biologicamente partecipe di efficienti disposizioni riproduttive, al contrario è quella persona che sa entrare in simbiosi con il mondo, che è in grado, quindi, di perseguire le proprie aspirazioni senza perdere di vista i valori umani, quali gentilezza, sensibilità, raziocinio e lungimiranza. La fertilità è consapevolezza; la sterilità è ottenebramento.

Ancora una volta, l’artista ha proposto una virata dal particolare verso l’universale con la successiva scultura, dal titolo L’Amore salva il Mondo. Anche in questo caso la tematica può essere ricondotta a quella dell’Albero della Vita, tuttavia gli elementi distintivi, rispetto alla creazione precedente, sono la monumentale sfera dalle tonalità di ossido e gli amanti che divengono olivo, posti sulla sommità della stessa. L’amore corrisponde senz’altro all’ispirazione prima di tutta la scultura ma questo amore si trova sospeso in un preciso momento cronologico, ovvero si trova sospeso nell’attimo in cui, grazie alla propria identità e alla propria cultura – tratti fortemente determinati dalla Madre Terra e espressi dalle radici dell’albero –, due amanti si completano vicendevolmente e, dalla loro congiunzione quasi mistica, ha origine la speranza nel futuro – espressa dai dorati frutti che pendono dai rami. La Madre Terra, potente e compatta, ora turchese come l’acqua, ora scarlatta come il fuoco, sostiene l’amore ideale dei soggetti protagonisti, nondimeno sono essi che riescono a dominarne la forza imperitura, elevandola a vita. L’auspicio del Maestro, dunque, è evidente: amare, insieme ed imprescindibilmente, è il senso della vita, è il senso dell’umanità tutta. Si tratta di uno scopo quasi divino, naturale e spontaneo eppure, a volte, talmente tanto difficile che parrebbe atrofizzarsi.

Per mezzo della scultura Flamma Amoris, la dissertazione intorno all’amore raggiunge una conclusione. Come nelle due opere precedenti, anche in questa i protagonisti sono due amanti in procinto di trasformarsi; la pianta rappresentata, nondimeno, non è un olivo bensì un cipresso. Il titolo deriva dalle sfumature argillose che ha assunto il bronzo grazie ad un processo di patinatura a fuoco, unito al movimento energico della chioma del cipresso: queste caratteristiche, insieme, simboleggiano egregiamente la veemenza della fiamma. La coppia, dunque, brucia di passione e di amore, eppure questa vampata di cui è artefice non si lega all’elemento vegetale dell’albero come ente distruttore, al contrario vi si lega come portatore di vita. Il fuoco, in questo caso, è strumentale ad abbattere la vecchia concezione che incatena il cipresso alla dimensione mortuaria per nobilitarlo a simbolo di desiderio di luce, di desiderio di paradiso – lo stesso paradiso a cui è stato fatto riferimento nel titolo della mostra. Certo, la forma affusolata e tendente al cielo propria del cipresso ha determinato la sua presenza nei luoghi sepolcrali ma Roggi, in questo caso, intende rammentare che il paradiso in questione, ossia la distesa azzurra da cui proviene, in primavera, quella sublime brezza vespertina, è parte integrante del mondo, cioè della Madre Terra e chiunque può goderne sempre e gratuitamente.

La promenade artistica presso Forte dei Marmi è stata terminata, infine, con il monumento intitolato Immagina un Mondo Nuovo. Questa opera, paradigma del tema Imagine sviluppato negli anni dal Maestro, è costituita da innumerevoli soggetti antropomorfi che, a contatto fra loro, formano una sfera perfetta. Questa scultura è stata sicuramente scelta come conclusione dell’esposizione, giacché è vessillo di tutti i concetti espressi da Roggi: in fondo, è il genere umano che percepisce, pensa e vive i medesimi. Immagina un Mondo Nuovo rammenta che tutto lo scibile e tutti i fenomeni, in verità, avvengono nella mente degli esseri umani, i quali formano una fitta rete che viene chiamata, più semplicemente, “realtà”. In altre parole, l’opera in questione porge un arrivederci ai fruitori e alle fruitrici, affermando che tutto ciò che gli esseri umani possiedono sono gli esseri umani stessi, quali fibre indispensabili di un solo tessuto infinito che resta intatto grazie all’attaccamento che ciascun componente esercita verso gli altri.

TERRA MATER EARTH and HEAVEN SIENA
18 Dicembre 2020
15 Giugno 2021
Belvedere, Piazza San Domenico, Vicolo Campaccio, Via Pianigiani, Piazza Tolomei, Logge della Mercanzia, Piazza del Campo e Piazza Duomo

Il centro storico senese diventa un museo a cielo aperto
con le sculture di Andrea Roggi

In un momento in cui la cultura sembra essere stata messa da parte, l’amministrazione comunale di Siena scommette sulle opere dello scultore toscano Andrea Roggi offrendo ai cittadini un vero e proprio museo a cielo aperto e ripensando il concetto stesso di mostra artistica, puntando su una riscoperta dell’essenza stessa delle opere invece di una mera mercificazione. “Terra Mater – Earth and Heaven” è il titolo della mostra d’arte itinerante che dal 18 dicembre 2020 al 15 giugno 2021 occuperà gli spazi del centro storico di Siena. Filo conduttore delle nove maestose opere bronzee dell’autore il ricongiungimento tra esseri umani e natura. Tre le opere inedite che per la prima volta saranno presentate al pubblico. Opere di media e piccola dimensione, saranno poi ospiti dei Magazzini del Sale, a partire dal 5 marzo con degli esemplari unici.

Un percorso di contemplazione estetica ed intellettuale intorno alle tematiche che ispirano la poetica di Roggi, quali, ad esempio, il rapporto con la natura, oppure il rapporto personale con le proprie radici culturali, nonché il rapporto fra individuo e tempo, protagonista assoluta la Madre Terra.

Belvedere, Piazza San Domenico, Vicolo Campaccio, Via Pianigiani, Piazza Tolomei, Logge della Mercanzia, Piazza del Campo, Piazza Duomo e Magazzini del Sale. Saranno questi gli spazi cittadini in cui saranno installate le opere bronzee dello scultore toscano.

Il recupero di un equilibrio, la percezione di una comune sensibilità, la necessità di invertire il corso, oggi troppo caotico, dei fenomeni al fine di stringere rapporti più veri tra gli individui e di ritrovare la consapevolezza che ogni ente sia parte della Terra, nella materialità, nell’incontro con un substrato che tutto sostiene, sono le riflessioni che l’artista propone attraverso le sue opere.

Profondo il legame tra Andrea Roggi e il territorio senese, difatti sono molte le sue opere pubbliche, esposte permanentemente per tutta la provincia, fra cui spiccano: il monumento a Santa Caterina da Siena, collocato presso la Certosa di Pontignano, tra il verde delle piante che circondano questo ammirevole edificio religioso, oggi centro universitario; il monumento a Dina Ferri ubicato presso Radicondoli; il monumento a Giuseppe Garibaldi e l’opera “Rinascita” ubicati presso Rapolano Terme; la raffigurazione di Gesù Cristo in una croce immaginaria che fa da sfondo all’altare della Chiesa di San Bernardo Tolomei.

“Terra Mater – Earth and Heaven” è dedicata alla memoria del critico d’arte senese Gilberto Madioni, recentemente scomparso, che ha seguito lo scultore durante la sua crescita artistica.

La mostra, promossa e curata da Maurizio Madioni, è stata realizzata dall’associazione culturale Parco della Creatività assieme al Comune di Siena e con il patrocinio della Regione Toscana.

Roggi e Siena

Ho promosso e presentato al Comune di Siena assieme al Maestro Andrea Roggi il progetto “Terra Mater Siena” in ricordo di mio fratello e critico d’arte Gilberto Madioni, che ha seguito questo scultore durante la sua attività e la sua crescita artistica, che gli ha permesso di porsi, in breve tempo, all’attenzione nazionale ed internazionale.

Definire l’arte di Roggi è complesso, perché le sue opere finiscono per mettere in luce molti valori e bellezze della vita che spesso non vengono notate ed apostrofate. L’autorevolezza e l’importanza di questo artista non derivano soltanto dalla sincerità, che gli guida e regge la mano, ma anche alla tecnica innovativa che riesce a conferire alle sue opere.

Nel suo caso la scultura si porta dietro una ricerca di libertà e di pace mantenendo una creatività fantastica.. Il maestro Andrea Roggi, che ha esposto le sue opere a Lucca, Matera, Pietrasanta, Forte dei Marmi e molte altre località italiane ed estere, meritava di essere conosciuto anche nella nostra città, stupenda per la bellezza dei suoi monumenti, per la sua architettura che la rende unica nel mondo.

I valori artistici di Siena saranno ulteriormente arricchiti da queste opere scultoree poste nelle piazze Salimbeni, del Campo, del Duomo e nelle vie oppure di fronte ad indimenticabili panorami e scorci della città; esse si innesteranno ed entreranno in stretto dialogo con la rigorosa e perfetta struttura armonica dell’urbe in un’esaltazione di reciproca bellezza, dove tutto si trasforma e si valorizza.

Le sculture, eseguite con la tecnica di fusione con il processo di cera persa, che si fanno ammirare per la raffinatezza e perizia realizzativa, accompagneranno i visitatori e gli osservatori in un percorso di riflessione sul rapporto con la natura, con le proprie radici culturali con lo scorrere del tempo. In particolare, l’ulivo (“l’albero della vita”), che l’autore inserisce in molte sue opere, vuole rappresentare il Cristo stesso che, attraverso il sacrificio diventa sentimento di riconciliazione e di pace per tutta l’umanità.

La radice è la Genesi, lo sviluppo, la vita. In Grecia questa pianta simboleggia anche un amore forte e duraturo nel tempo ed è simbolo di unione e di speranza. Dalle radici dell’ulivo, con il suo intreccio di rami e foglie argentate, si dipartono, sradicate dalla terra, le figure slanciate e gioiose di due amanti con le braccia protese verso l’alto, come se il loro forte sentimento fosse tale da determinare il crollo dei confini che separano e distinguono le cose.

“Imagine” è l’altra scultura che mi piace descrivere in questo periodo di sofferenza che stiamo vivendo a causa della recente pandemia, perché in essa vengono rappresentati tanti bambini e bambine che si tengono per mano in una simbolica catena di amicizia, speranza e solidarietà, valori utili ad alleviare tutti i problemi della vita in una ricerca di pace, unità di intenti e sacrifici comuni utili per cercare di superare anche questo difficile problema che affligge il mondo intero.

“Symbiosis” è una scultura diversa dalle altre perché più figurativa. In essa l’autore raffigura una donna, con una folta chioma cadente, che rappresenta la vita ma soprattutto la conoscenza intesa come fonte di sapere e di libertà intellettuale. Anche questa immagine ha un orientamento verso il cielo in sfida alla gravità per raggiungere un orizzonte di serenità e di pace.

Andrea Roggi, è particolarmente legato al territorio senese, tanto da avere realizzato alcune delle sculture che fanno parte del patrimonio artistico della nostra Provincia: la statua di Santa Caterina da Siena, che è stata collocata presso la Certosa di Pontignano, tra il verde delle piante che circondano questo ammirevole edificio religioso, oggi centro universitario; il monumento a Dina Ferri ubicato presso la cittadina di Radicondoli; il monumento a Giuseppe Garibaldi e l’opera Rinascita che si trovano nello stabilimento delle Terme Le Querciolaie di Rapolano; la raffigurazione di Gesù Cristo in una croce immaginaria che fa da sfondo all’altare della Chiesa del Bernardo Tolomei.

Per dimostrare la validità artistica di Andrea, qualora ce ne fosse bisogno, a partire da marzo fino alla metà di Giugno 2021, nei Magazzini del Sale saranno esposte opere uniche nel sue genere, che metteranno in luce le diverse tecniche di lavorazione e le qualità pittoriche ed artistiche del Maestro.

Alla fine di queste esposizioni, Andrea regalerà una sua opera al Comune di Siena che, per darle particolare e meritato valore, verrà installata in un punto frequentato e panoramico della nostra città.

Maurizio Madioni

«Iddio creò il cielo […]» e Roggi la terra!

a Gilberto Madioni,
critico d’arte,
indimenticabile amico,
alla sua generosità

Vorrei iniziare con la constatazione di un’“assenza”. Sì, nell’Allegoria del Buon Governo (1338 circa) – affresco dipinto da Ambrogio Lorenzetti per la Sala dei Nove (anche detta della Pace) nel Palazzo comunale di Siena – tra le vie e piazze di quella città “ideale” del Medioevo non vi compaiono statue, monumenti o pitture murali esterne.

Quelle manifestazioni d’arte e del “bello” avrebbero, infatti, distolto l’attenzione degli osservatori, succedutisi nei secoli, dal vero messaggio di quello straordinario dipinto: la bellezza di un mondo, di un “micro-cosmo” governato da “valori” positivi e da raccomandabili virtù. E dove ad una “azione” – il governare in maniera corretta, giusta e rispettosa – seguono svariate “reazioni” da parte dei singoli cittadini. Ebbene, al giorno d’oggi, nella società per molti aspetti “malata” in cui viviamo, c’è molto bisogno di bellezza! Ed il Comune di Siena, guidato dall’Amministrazione De Mossi, è estremamente attento – ad esempio – alla tematica del “decoro urbano”, in ogni sua declinazione. Non bastano, però, la pulizia e l’ordine, certo, primi ‘biglietti da visita’ per una città. Non bastano soprattutto in un centro storico bello di per sé, come quello senese.

Potremmo sintetizzare: il “bello” attira il “bello” – è noto – , così come è vero l’esatto contrario. Dunque, per la seconda volta, dopo il maestro Alberto Inglesi nella primavera 2019, Siena “richiama” un altro celebre scultore tra le sue “lastre”: Andrea Roggi. Un artista, toscano di nascita, che non ha certo bisogno di troppe presentazioni, talmente è conosciuto ed apprezzato in Italia e non solo. Per Siena ed il suo territorio, poi, è, per così dire, una “vecchia” conoscenza, avendo realizzato negli anni diverse opere “pubbliche”, tra cui si ricordano la statua di Santa Caterina da Siena a Pontignano (2006), il tributo alla poetessa-pastora Dina Ferri (2006) per Radicondoli, il monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi (2007) a Rapolano Terme, la scultura “Rinascita” (2011) sempre a Rapolano Terme e la raffigurazione di Cristo per l’altar maggiore della senese chiesa di San Bernardo Tolomei (anno?). Una mostra “diffusa”, quella che Roggi ha deciso di “donare” alla città, ai suoi abitanti e a chi vi transiterà fino alla metà del giugno 2021: nove grandi opere bronzee, monumentali, sono state installate in luoghi strategici o di passaggio.

L’arte è uscita dallo studio dell’artista, dalla fonderia, dalle gallerie e diventa finalmente fruibile da chiunque – magari anche involontariamente – , innescando un proficuo “dialogo” visivo con i luoghi espositivi, coi paesaggi urbani e con gli stessi passanti. “Terra mater. Earth and heaven”, questo il titolo, che merita innanzitutto una riflessione di tipo semantico.

Con il sostantivo femminile “Terra” Roggi indica il mondo, il globo terracqueo tutto, il pianeta su cui abitiamo, che, recentemente, proprio in seguito alle forzate “chiusure” imposte dalla pandemia globale, sembra aver lanciato un messaggio chiaro: “Basta con gli abusi nei confronti della natura, con lo sfruttamento eccessivo delle risorse – comunque, non infinite – , con l’inquinamento smodato”! Forse siamo ancora in tempo a cambiare “rotta”, per non ritrovarci sprofondati nell’“abisso”.

Però, con “Terra”, soprattutto se seguita dalla parola latina mater, s’intende anche la nostra terra-madre, materna, natìa, in sostanza la nostra “patria” (ognuno ha la propria), quella che ci ha cresciuto e formato, trasmettendoci certi valori fondamentali, le nostre radici. E le radici sono importanti! Affondano, appunto, nella terra e da essa traggono nutrimento. «Questa terra grigia lisciata dal vento nei suoi dossi nella sua galoppata verso il mare, […] Questa terra toscana brulla e tersa dove corre il pensiero di chi resta o cresciuto da lei se ne allontana […]» ebbe a scrivere il grande poeta Mario Luzi nella poesia “Dalla torre”. E successivamente, in alcune sue pagine, chiosò: «terra è madre, madre è terra». Quanto al sottotitolo, in lingua inglese, viene ribadita la parola “terra” (earth), stavolta abbinata a heaven, ovvero “cielo” o, per estensione-affinità, “paradiso”. «In principio Iddio creò il cielo e la terra […]», è scritto all’inizio della Genesi, primo libro della Bibbia.

Ma sul legame tra terrestre e celeste nelle opere di Roggi avremo modo di tornare. Dunque, – dicevamo – sculture installate per le piazze e vie della città, per le trame della civitas Virginis. Nei mesi scorsi, in altre parti del mondo, abbiamo però assistito ad atti che denotano una profonda ignoranza: statue abbattute dal loro piedistallo, trascinate per le strade, gettate e inghiottite tra le acque di un fiume, oppure sfregiate con autentica rabbia… Tutte plateali manifestazioni di “inciviltà”; per non dire, una vera e propria furia “iconoclasta”! Il passato, anche se scomodo o oscuro, andrebbe affrontato per ciò che realmente è stato, piuttosto che ricorrere a certi “mezzucci” o scorciatoie per lavare le coscienze dell’oggi.

A Siena no, a Siena regna da sempre la civiltà (ben nota la cosiddetta “Civiltà senese” in svariati campi), il buon gusto, la necessità di bellezza fine a se stessa, per il godimento pubblico o privato. Pensiamo ad esempio alle Biccherne, le celebri coperte lignee dipinte di registri contabili dell’antica Repubblica di Siena: tavolette dipinte dai maggiori artisti cittadini impiegate per coprire, per raccogliere “documenti” dalla finalità pratica-amministrativa. Un esempio chiarificante, per di più unico al mondo, di necessità di bellezza fine a se stessa.

Chiunque, per diversi mesi, potrà godere delle sculture di Roggi, scegliendo un proprio personale percorso nel centro storico senese. La bellezza delle sue opere ci viene in soccorso in un periodo certo non facile, di “resistenza” ad un nemico che non vediamo, ma che c’è, è tra noi, e minaccia nel quotidiano le nostre esistenze. Ed ecco l’uomo e la donna, due figure plastiche, avvinghiate tra loro – amorosamente – in un unico corpo-albero con radici ben piantate sulla terra. Un processo di metamorfosi, di trasformazione che porta l’albero antropomorfizzato a germogliare nuovo fogliame di colore verde (simboleggiante la speranza), spesso punteggiato di aurei frutti. Aurei come i fondali delle pregevoli tavole dei nostri “primitivi”. L’albero in questione è l’olivo, elemento ricorrente e distintivo del paesaggio toscano, costruito dall’uomo nei secoli.

Rammento le Metamorfosi ovidiane e la mirabile traduzione in scultura che del mito pagano di Apollo e Dafne (I, 450-567) ne fece Gian Lorenzo Bernini (1622-1625), esposta presso la Galleria Borghese di Roma. Seppur in quel caso l’albero non fosse olivo, bensì alloro. In Roggi la trasmutazione è duplice, non riguarda solo la figura femminile. Non si tratta di una fuga come quella della bella ninfa Dafne inseguita dal dio greco di tutte le arti e del sole, ma siamo di fronte ad una danza leggiadra, ad un atteggiamento amoroso, consenziente e consapevole, quasi a voler ribadire che sarà l’amore a vincere (Amor omnia vincit) e, di fatto, a salvare il mondo. Le braccia-rami tese verso il cielo come durante una sentita preghiera, le radici rivolte, invece, verso la terra.

Dunque, una “cerniera” tra cielo e terra, tra celeste e terrestre, tra “trascendente” e “immanente”, tra divino e umano. Un collegamento spesso in precario equilibrio su di un globo spoglio, caratterizzato però da crateri, solchi e creste, financo squarci, a ricordare che tutto parte dalla terra. Una concezione, forse, per certi aspetti “tolemaica”, con la terra al centro dell’intero universo. Il tronco nodoso e contorto, frutto del composto dinamismo delle due figure in un caso si sradica addirittura dalla terra librandosi verso l’alto, verso il “divino”. Sono tutti “alberi della vita” quelli proposti da Roggi con grande maestria e realismo.

All’olivo si aggiunge un altro simbolo del nostro territorio: il cipresso, con la sua chioma puntuta, ma resa flessuosamente ondulata come una fiamma. Fiamma che scaturisce sempre dal fecondo incontro dell’uomo con la donna, coppia di nudi amanti (i personaggi biblici Adamo ed Eva, nostri progenitori?), in una tensione verso l’infinito, ad indagare lo spazio attorno. In “Immagina un mondo nuovo” un globo perfettamente sferico, appare come traforato a far emergere stilizzate silhouette di bambine e bambini che si tengono per mano, in una simbolica catena della vita. Un giuoco di “pieni” e di “vuoti”, un inno alla pace universale.

Ammirando le opere di Roggi rimaniamo stupiti dalla “materia”, dalla padronanza e anche dal profondo controllo con cui l’artista riesce a manipolarla, a lavorarla, a piegarla alle sue volontà, ad imprimervi il suo inconfondibile “segno”. Verrebbe la voglia di abbracciarle – in un periodo in cui gli abbracci sono vivamente sconsigliati – di toccarle, magari ad occhi chiusi, centimetro per centimetro, per percepire la potenza espressiva del bronzo e la sua affascinante imprevedibilità. Opere realizzate con l’antica tecnica della fusione a cera persa e anche con una nuova difficile tecnica sperimentata da alcuni anni dall’artista e denominata “fusione dinamica”. E ad impreziosirle varie tipologie di patina, che certo matureranno col passare del tempo e con l’azione degli agenti atmosferici.

Occorre girare attorno alle opere di Roggi, visionarle da ogni angolazione per verificare come esse interagiscano con lo spazio circostante. Ad un tratto saremo colpiti da una “visione”: uno scorcio, un angolo, un’architettura, un panorama familiare, visto però con occhi diversi, visto come per la prima volta. Verdi fronde che si stagliano, definite, nell’azzurro del cielo terso; i frutti, bagliori dorati che rimandano alla sfera ugualmente d’oro sopra la “lanterna” della cupola dell’ecclesia major; un gruppo di edifici coi loro colori eterogenei, incorniciati, in maniera inedita, dal bronzo sfrangiato. Il virus venuto dall’Oriente ci ha svuotati dentro, in giorni e giorni di isolamento sociale e in mesi di reali preoccupazioni, ed ha svuotato e reso fin troppo silenziose le nostre città, irriconoscibili, quasi delle città-“fantasma”.

Però, la bellezza “insita” di Siena e dei suoi molti “tesori”, per fortuna, non è stata scalfita da questa nuova, temporanea condizione. Ecco, mi sento di concludere queste brevi considerazioni a margine di una mostra a cielo aperto con un auspicio, sentito: che la ri-scoperta della bellezza sia da stimolo per convincerci che una “rinascita” sarà possibile; lo dobbiamo ai nostri figli e alle generazioni che verranno! E se la detta ri-scoperta sarà innescata proprio dalla bellezza “aggiunta” delle opere di Roggi non possiamo che ringraziare l’artista, di cuore, per aver scelto, tra tante, la nostra città, ricordandogli quanto scritto sull’arco esterno della Porta Camollia, in onore di Ferdinando I dei Medici: Cor magis tibi Sena pandit. Siena ti apre di più il suo cuore!

Duccio Benocci

TERRA MATER EARTH and HEAVEN
VICENZA
28 gennaio 2022 22 agosto 2022 Logge del Capitaniato, Piazza dei Signori, Basilica Palladiana, Piazza delle Erbe, Piazzale Alcide De Gasperi, Piazza San Lorenzo

“Divinità romana che si rivela chiaramente come il risultato dello sviluppo secondario, compiutosi in epoca storica e sotto l’influsso delle idee religiose greche, dell’antica dea Tellus.
Questa ha unicamente il carattere di divinità agraria, è cioè dea della vegetazione, della semina e delle messi, senza rapporto alcuno col culto dei morti. […]
Il concetto invece della Terra Mater si è formato a Roma solo più tardi.
Il passaggio da Tellus a Terra Mater attraverso Tellus mater non è sicuro, e certamente non sarebbe avvenuto senza influenze greche.
La Terra è ora in rapporto col culto dei morti, ed è considerata come una forza divina che ha in sé i germi della vita e della morte. […]
Essa non è, però, come la Gea greca, l’elemento femminile passivo in contrapposizione all’elemento attivo maschile del cielo (Urano) o del mare (Oceano); ma è il suolo nel suo duplice significato di campo delle messi e di luogo di sepoltura. […]
È certo, però, che l’antica dea Tellus è ormai divenuta Terra Mater e rappresenta la potenza generatrice del suolo, donde ha origine la vita delle piante e degli animali e la stessa esistenza degli uomini.”

Franca Parise Badoni
Enciclopedia dell’Arte Antica (1966)

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Il centro storico di Vicenza diventa un museo a cielo aperto
con le sculture di Andrea Roggi

Dal 28 gennaio al 22 agosto le sculture in bronzo dell’artista italiano Andrea Roggi saranno esposte nell’incantevole cornice architettonica della città di Vicenza all’interno della mostra personale a cielo aperto dal titolo Terra Mater | Earth and Heaven.

Sei opere monumentali accompagneranno i visitatori in un percorso non soltanto di contemplazione estetica, ma soprattutto di profonda riflessione intellettuale sui temi cari allo scultore: il rapporto con la natura – intesa come Madre Terra, potenza salvifica da tutelare e proteggere –, il rapporto con le proprie radici culturali – la memoria e le tradizioni che alimentano la speranza in un futuro migliore – ed il rapporto con il tempo, nel suo scorrere inesorabile.

Il Maestro, attraverso il suo intimo tributo alla Madre Terra, comunica sia l’urgenza di tornare ad amare il pianeta che ha nutrito per millenni il genere umano, sia l’urgenza di prendere il controllo di ciò che ci è stato lasciato in dono dalle esperienze del passato, affinché ciò possa essere utilizzato attivamente onde raggiungere – quasi alla maniera delle filosofie greche antiche – un virtuoso stato collettivo di consapevolezza ed equilibrio.

Esposizione dell'opera monumentale nell'attesa dell'esibizione nel centro storico di amalfi

Si intitola Premonizione d’Amore (in giapponese Koi No Yokan) ed è un’opera con cui Amalfi intende omaggiare l’agricoltura storica ed eroica. Ma più in particolare la doppia anima della Costiera a cui l’antica repubblica marinara dà il nome. Ovvero quelle contadina e marinara che si fondono in binomio inscindibile. Porta la firma del maestro Andrea Roggi ed è stata allestita all’ingresso della città in occasione della prima Assemblea nazionale dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico organizzata in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, guidata dal sindaco Daniele Milano, e in programma proprio ad Amalfi dal 17 al 19 novembre 2023 con l’intento di sensibilizzare le istituzioni a vario livello sulle principali sfide e sulle minacce che l’agricoltura storica si trova ad affrontare in questo momento storico per reclamare azioni concrete volte al mantenimento, alla tutela e alla promozione di tali paesaggi che vantano un riconoscimento Masaf.

Amalfi, spalancata sul mare come un anfiteatro naturale fatto di case e terrazzamenti aggrappati alla roccia, racconta al turismo internazionale che per dieci mesi l’anno ospita nel suo dedalo di vicoli e strade a gradoni, la sua doppia vocazione di città marinara e rurale.

Uno status che trova la sua sintesi nella scultura Premonizione d’Amore del Maestro Roggi, un’opera che è il frutto di una riflessione intorno al tempo. Le radici corrispondono al passato giacché esse traggono nutrimento dalla terra, ossia da ciò che esiste prima di noi, come la cultura e la tradizione. Il tronco corrisponde al presente ed assume tratti antropomorfi dal momento che è l’unico segmento esistenziale entro il quale possiamo agire. Non basta semplicemente agire, tuttavia, sembra comunicarci il Maestro Roggi: dobbiamo agire con amore. Per questo il tronco è costituito da due individui immortalati in un abbraccio appassionato. Infine, i rami, i quali spuntano dal tronco come relativa e naturale prosecuzione, rappresentano il futuro, ossia l’effetto  dell’incontro fra passato e presente. Essi sono carichi di frutti, giacché i valori e l’educazione ricevuti in passato, coniugati con le azioni dettate dall’amore operate nel presente, determinano un futuro virtuoso, positivo.

L’opera, posizionata all’imbocco del Lungomare dei Cavalieri, resterà ad Amalfi fino alla prossima primavera quando è in programma l’installazione di nuove sculture del maestro Andrea Roggi che daranno vita a una più ampia mostra programmata dalla consigliera delegata alla Cultura, Enza Cobalto, in collaborazione con la Galleria Ravagnan di Venezia che ad Amalfi ha curato l’allestimento dei viaggiatori di Catalano, opere monumentali che, fino allo scorso 5 novembre, hanno riscosso grande successo soprattutto tra le decine di migliaia di turisti ospitati in città.